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8 Giugno 2018

Castelnovino, il racconto dell’edizione 2018

8 giugno 2018 – Giorgio Sorbino

Una bella festa. Temperatura mite e cielo luminoso, centinaia di persone di età diverse, nell’aria profumo di “pici” al ragù di cinta senese e, soprattutto, il Chianti dei produttori aderenti all’Associazione Classico Berardenga. Giunta alla sua sesta edizione, questa festa di piazza – faticosamente riemersa dall’oblio – è ospitata da tre anni negli spazi antistanti di una tra le residenze simbolo di Castelnuovo, l’ottocentesca Villa Chigi-Saracini che risplende ancor oggi di una bellezza antica. Noi siamo arrivati poco prima dell’imbrunire e il colpo d’occhio era affascinante: gli affollati stand di oltre 20 delle aziende vinicole del territorio, i cuochi di alcuni dei ristoranti partner dell’Associazione intenti a preparare le specialità locali, le luci colorate a illuminare lo storico palazzo e il vociare allegro dei visitatori. Un pubblico abituale di esperti, appassionati, turisti e castelnovini doc che degustano, con interesse, i tanti “Classico Berardenga” proposti all’assaggio. Noi ne abbiamo provati una decina, di aziende diverse per zona e dimensioni, trovando – nella maggioranza – un prodotto fine e piacevole, caratteristico per acidità e tannini che, in alcuni casi, hanno favorito l’evoluzione di vini che possiamo definire all’altezza dei Toscani più blasonati.

Del resto uno degli obiettivi di Castelnovino è quello di diffondere la conoscenza di una “sottozona” specifica e peculiare nell’ambito di una vasta area che – dal nord di Siena al sud di Firenze – si estende per quasi 70.000 ettari, di cui poco più del 10% sono vigneti iscritti all’Albo della D.O.C.G. per la produzione di Chianti Classico. In questo contesto non è facile emergere; da qui, quindi, l’intuizione dei viticoltori della Berardenga che hanno deciso di associarsi (a far tempo dal 2015) per far meglio conoscere e propagandare il vino prodotto nei loro territori, con fattori geologici, climatici e produttivi diversi rispetto ad altre zone del chiantigiano.
Il Chianti della Berardenga, infatti, è “diverso” soprattutto per la composizione del terroir viticolo: i terreni, per lo più argillosi, resistono bene agli agenti atmosferici e sono ricchi di minerali preziosi per la vite e ciò si riflette nelle caratteristiche di alcuni vini, ricchi di struttura e propensi all’invecchiamento; non mancano però aree di origine alluvionale, dove si ottengono prodotti più freschi e fruttati.

Peculiarità gustative che emergono prepotenti, come l’entusiasmo dimostrato, nelle parole di Elena Gallo, Presidente dell’Associazione, che abbiamo incontrato presso lo stand della sua azienda: “Cerchiamo di rappresentare tutte le diversità all’interno dell’Associazione, che accoglie tra le sue fila aziende molto importanti e tecnologicamente avanzate insieme ad altre rappresentative di realtà più artigianali. La forza e la novità dell’Associazione risiedono proprio nell’incontro tra le differenti mentalità”. Anche il clima, gioca un fattore importante nella caratterizzazione dei vini della Berardenga, come precisa ancora la sig.ra Gallo: “le nostre terre sono quelle più a sud e godono di un particolare irraggiamento solare. Sono molto affezionata, in questo senso, alle parole pronunciate dalla giornalista Monica Larner nel corso di “Terra Vocata”, una manifestazione da noi organizzata lo scorso ottobre. Ha definito i nostri ‘vini di luce’, proprio a motivo degli spazi aperti che ci ospitano e della loro splendida luminosità”.

A conclusione della breve chiacchierata, i passi fatti e i progetti per il futuro: “soprattutto consolidare la forza dell’Associazione (passata da 22 a 28 cantine in pochi anni, ndr). Da qualche mese a Castelnuovo si è aperta la nostra “enoteca associativa”, dove anche il turista di passaggio o che non abbia abbastanza tempo per visite approfondite possa degustare i nostri prodotti e acquistarli a prezzo di cantina. Abbiamo presenziato al Prowine di Dussendorf e all’ultimo Vinitaly con uno stand dedicato al “Classico Berardenga”, ottenendo un buon successo di pubblico. Le difficoltà, anche derivanti dal contesto economico internazionale, non mancano di sicuro ma sono ottimista e confido profondamente nella bontà del progetto”.

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