Le potenzialità che l’anno scorso intravedemmo nella cucina di questo ristorante di Collina Fleming in occasione del suo ingresso in guida sono ancora rimaste in parte inespresse. La nostra visita, infatti, ha mostrato ancora diversi alti e bassi nelle preparazioni, a cui si aggiunge la sensazione di un sottodimensionamento sia in cucina che in sala con conseguenze prevedibili sui tempi di servizio. Il menù si apre con un percorso degustazione di 7 portate a 60 euro, per proseguire con la classica suddivisione che evidenzia una scarsa varietà nei piatti principali (solamente 3 i primi e 2 i secondi disponibili). Gradevole l’accoglienza affidata a dei finger food fra i quali abbiamo apprezzato la samosa di verdure e il cracker di semi misti con crema di formaggio fresco ed erbe aromatiche, mentre è risultata troppo dolce la gelatina allo spritz. Miglior piatto della serata il baccalà pil-pil servito su una deliziosa crema di peperoni, una preparazione dalla bella freschezza e molto equilibrata. Giusta la cottura degli spaghetti con zucchine, estratto di vongole e bottarga, anche se quest’ultimo ingrediente tendeva a prevaricare gli altri; non impeccabile neppure il risotto con gamberi, salicornia e zafferano, più equilibrato nei sapori ma con il cereale troppo cotto e con la salicornia a tratti non masticabile tanto era tenace. È stata poi la volta del calamaro alla diavola, con il pesce cotto a dovere, ma con la salsa priva della componente piccante evocata dal nome. Chiusura affidata al solito tiramisù sferico, gustoso ma che ancora una volta non ci ha entusiasmato per consistenza (una rivisitazione pensata più per gli occhi che per il palato), e alla ganache al cioccolato con gelato alla banana, caramello e pop-corn, un dolce che sarebbe stato perfetto senza la “gommosità” dei pop-corn, ingrediente del tutto inopportuno. Migliorato il caffè, ora di buona persistenza ed estrazione. Cenno finale per l’ottimo pane della crosta croccante, perfetto per “scarpettare” le tante creme usate nei piatti.
La ragazza che ci ha servito era cortese e molto preparata, anche nella descrizione dei vini al calice, ma l’essere da sola a gestire tutta la sala ha provocato un fastidioso allungamento dei tempi.
Insieme al pane viene riempita una ciotolina al tavolo di un olio EVO abruzzese, blend di Leccino, Ascolana tenera e Intosso, servito da una bottiglia a norma.
Consultabile tramite QR code come il menù, risulta non molto estesa anche se presenta alcune etichette interessanti a fianco di altre più scontate. Medio alti i ricarichi.
Piccolo e curato, risulta intimo e accogliente, con tavoli dalla corretta mise en place ben illuminati. Piacevole lo spazio esterno ricavato su una pedana attrezzata.
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