Passo in avanti per questo singolare ristorante il cui fulcro sono le vaste grotte sotterranee dove vengono sperimentate fermentazioni e conservazioni su un’ampia gamma di prodotti, che poi vengono utilizzati nei piatti di una carta d’impostazione creativa che gioca chiaramente sui contrasti tra sapori diversi, con risultati non sempre convincenti ma che indubbiamente denotano un’apprezzabile personalità. Abbiamo iniziato con piacevoli appetizer composti da rapa conservata in grotta e crème brûlée di uovo e maionese alle olive taggiasche accompagnata da consommé di funghi cardoncelli. Tra gli antipasti, molto interessanti gli asparagi in due cotture accompagnati da uovo marinato nella birra in grotta, maionese al basilico e misticanza, un piatto dai gradevoli sentori erbacei. Bella “terrosità”, invece, nel fungo cardoncello coltivato sempre in grotta, con sugo di manzo e latte bruciato, dalla consistenza carnosa. Passando ai primi, la lasagnetta con ragù di maiale nero e Cesanese, si è rivelato un piatto d’impostazione tradizionale che prometteva più di quanto manteneva; bel contrasto, invece, tra grassezza e toni erbacei e amari negli gnocchetti con salsa di borragine, bieta e cicoria, limone candito e stracchino erborinato affinato in grotta per oltre un mese. Tra i secondi, niente male l’ombrina con il suo ristretto, lattuga e bagna cauda, dal riuscito equilibrio tra sapidità, dolcezza e toni vegetali; sapori più classici nel riuscito e morbidissimo manzo con agretti e salsa bernese. Dopo un freschissimo sorbetto di arancia con sale nero a bilanciare l’acidità, abbiamo chiuso in bellezza con un’ottima mousse al cioccolato 72%, cioccolato sabbiato salato e gel di Malvasia puntinata. Apprezzabile, infine, una piccola carte dei caffè, tra cui abbiamo scelto un monorigine Tanzania di giusta estrazione, dal buon corpo e da toni dolci e rotondi.
Non sempre impeccabile ma cortese e volenteroso.
Su richiesta viene portata in tavola una bottiglia a norma di un buon olio EVO abruzzese, blend di Leccino, Dritta, Tortiglione e varietà spagnole (Arbequina e Arbosana).
Non amplissima ma con buone bottiglie, forse non proprio del tutto centrate con l’offerta gastronomica, che forse richiederebbe di osare di più. Ricarichi corretti e possibilità di pairing con i menù degustazione.
Di sobria eleganza e in equilibrio tra tradizione con tavoli di legno rustico e soffitti a mattoncini, e arredi contemporanei, tra cui quadri di artisti locali. Nel passaggio tra le due sale c’è una vetrata nel pavimento da dove è possibile vedere una piccola parte della grotta, vera e propria attrazione del locale, che si può comunque visitare a richiesta.
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