Dopo oltre un anno e alcune vicissitudini di salute, è tornato finalmente a guidare la sua creatura Stefano Chinappi. Un occhio attento agli approvvigionamenti dell’ottima materia prima, una supervisione dei piatti che escono dalla cucina, un veloce controllo della sala e i risultati non hanno tardato ad arrivare. L’esperienza di quest’anno, infatti, ci parla di una proposta che, per quanto riguarda la cucina di mare, teme pochi confronti in città, sia per la qualità del pesce che per la grande delicatezza nel lavorarlo. Il menù prevede la possibilità di ordinare à la carte oppure scegliere uno dei tre percorsi degustazione da 59, 89 e 109 euro in cui le paste vengono servite come ultimo piatto salato. Eccellenti i due carpacci con cui abbiamo aperto il pasto: di palamita con rafano e ravanello marinato e di spigola con gel di arancia e finocchietto marinato, entrambi perfetti per equilibrio. Strepitoso, poi, il piatto di crudi: dei gamberi gobbetti freschissimi, degli scampi altrettanto buoni e, su tutti, dei gamberi rossi che hanno brillantemente superato la prova della testa. Buono, per proseguire, il polpo rosticciato servito con patate, eccellenti i calamari scottati su crema di patate, tenerissimi al morso. Davvero ricca di telline la bruschetta, che sarebbe stata perfetta con un pane più croccante, ottimo il fragolino servito con datterini gialli. Forse il piatto meno centrato dell’esperienza sono stati i fusilli con ragù di spigola e pomodorini, cotti al chiodo ma leggermente slegati dal saporito condimento. Si risale subito con un’eccellente rivisitazione della crostata ricotta e visciole, qui proposta in una frolla di forma ovaleggiante molto fragrante ripiena di mousse di ricotta di bufala con visciole. Chiusura affidata ad un caffè ben estratto, dalla crema elastica ma non complesso al palato. Ultimo cenno per l’ottimo pane fatto in casa.
Cortese e preciso, con il titolare che simpaticamente rimbrotta camerieri e chef che stanno al gioco.
Alla richiesta di olio è stata portata in tavola un’elegante bottiglietta in latta senza etichetta. Alla nostra domanda sull’origine dell’olio, ci è stato detto che è di un contadino di Itri. Nonostante la modalità di somministrazione non a norma, l’assaggio ha confermato la qualità del prodotto.
È nota la passione di Stefano per lo Champagne e la carta non può far altro che raccontarla, con un’ampia gamma di bollicine. La proposta, anche per i vini fermi, si basa sui nomi validi ma conosciuti, trascurando cantine di nicchia e nuove tendenze. Meritoria la presenza di alcune mezze bottiglie a compensare l’unica etichetta in mescita disponibile. Alti i ricarichi.
Il ristorante si sviluppa in un’unica, elegante sala sui torni del bianco, impreziosita da stucchi e lampadari di cristallo rosso, con il grande specchio in fondo a dare profondità all’insieme. I tavoli sono generosamente dimensionati, con il piano in marmo lasciato nudo e una corretta mise en place.
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