Siamo a un passo dalla bella chiesa di Santa Croce in Gerusalemme, dai tavoli esterni se ne può infatti ammirare la facciata, e questa storica trattoria di quartiere ha nella cucina romana la sua musa ispiratrice anche se non manca di rivolgere lo sguardo a gusti più moderni. La carta non è molto ampia ma permette di seguire percorsi interamente vegetariani, oltre a quelli tradizionali di carne e di pesce, con un’attenzione particolare verso il baccalà. Detto del buon gusto dei muffin salati ricompresi nel cestino del pane, specie quello al rosmarino, abbiamo anche quest’anno iniziato con le apprezzate polpette di baccalà mantecato con crema di melanzane. Tra i primi, agli spaghetti cacio e pepe, dalla cremosità eccessiva e relativa piccantezza, abbiamo preferito quelli al pomodoro con burrata e tartare di gamberi rosa, anche se il fresco gusto dei crostacei era attenuato dal predominante sapore del latticino; le due pietanze, poi, erano penalizzate dall’utilizzo di piatti a “capello del prete” particolarmente concavi, con il condimento portato inevitabilmente a scivolare compatto sul fondo. Il baccalà in umido con patate e cipolla caramellata si è rivelato la portata migliore della serata, grazie alla cottura perfetta e ai sapori equilibrati; piccantissima ma gradevole la cicoria ripassata. In chiusura, un corretto tiramisù scomposto e un caffè di buona estrazione ma non molto aromatico.
I camerieri sono giovani, cortesi e molto volenterosi: solerti nell’esaudire ogni richiesta non sono inclini a convenevoli, specie in serate affollate.
Su richiesta ci è stato servito un olio EVO umbro, blend di Leccino, Frantoio e Moraiolo, nella bottiglia a norma.
La carta dei vini è alquanto ridotta nel numero delle referenze ma rappresentativa dell’enologia nazionale, con equi ricarichi: presente qualche bottiglia di produzione bio-natur.
Sostanzialmente un’unica grande sala suddivisa in due spazi, con una colonna centrale a fare da separé; il tetto “a volte” è caratteristico ma – a sala piena – amplifica la rumorosità del locale. Semplice l’apparecchiatura, con tavolini in legno alquanto addossati e apparecchiati con semplici runner.
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