Questa bella osteria popolare è nata con uno slogan significativo: “da Trecca se magna forte”. A distanza di qualche anno, possiamo dire che mai motto fu più azzeccato: nel locale dei fratelli Trecastelli la cucina romanesca di tradizione ha trovato interpreti d’eccezione e un menù “forte” sul serio, dal quale è davvero faticoso scegliere i piatti migliori. Certo, occorre anche amare i gusti decisi di alcune preparazioni tipiche, specie quelle che utilizzano il quinto quarto, ma la mano in cucina è leggera nei condimenti, attenta alle cotture e rispettosa dei prodotti: lo abbiamo ben constatato nel percorso della nostra serata che ci ha indotto a un incremento nel voto. Carta delle vivande, dicevamo, di impronta capitolina con utilizzo di carni e frattaglie d’ogni tipo e di diversi animali, preparate in ricette che non lasciano, per fortuna, grande spazio all’innovazione; oltre alle citate carni e ai più classici primi non mancano portate di verdura, con meritorio utilizzo di ingredienti stagionali. La nostra cena è iniziata tra orto e cortile, con un carciofo alla romana poi arrostito (squisito), eccellenti finocchi gratinati con pecorino e una pajatina ai ferri che ci ha lasciato senza fiato per la bontà. A seguire, bucatini all’amatriciana serviti nell’insalatiera – ottimi per cottura e condimento – e una “monumentale” pasta e ceci dall’inebriante profumo di rosmarino; sorprendenti le fettuccine “a scortichino” con un sugo bianco di abbacchio, pollo e le loro interiora: intensità ed equilibrio per un boccone davvero prelibato. Tra i secondi, succulente animelle alleggerite dalla cottura con foglie di limone a rinfrescare il piatto e un’impeccabile coda alla vaccinara, dal sugo particolarmente invitante. In chiusura tre dolci che ci hanno convinto di meno: sempre buoni i profiterole, ordinaria la crostata ricotta e visciole, decisamente salato il caramello che guarniva la panna cotta. Caffè di buona estrazione ma non molto aromatico.
Una grande sala old stile, purtroppo un po’ rumorosa, accoglie gli ospiti con piccoli tavolini in legno e apparecchiatura tipica del mood osteria moderna: marmo nudo, vecchi ma graziosi piatti scompagnati, bicchieri importanti. Qualche tavolino all’esterno è disponibile durante la bella stagione.
La sala è gestita con solida professionalità dal simpatico Diego Donati, che controlla attento il servizio anche mentre racconta preparazioni, ingredienti e vini. Un vero oste a tutto tondo.
Uno dei punti di forza del locale, incentrata sulle produzioni naturali, alcune davvero di nicchia. Con un costo accettabile è possibile assaggiare vini di qualità e provare accostamenti insoliti ma vincenti. Interessante il servizio alla mescita.
A richiesta ci è stato servito un olio EVO umbro, blend di Moraiolo, Leccino e Frantoio nella bottiglia a norma.
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