De Amicis Art Bistrot
Indirizzo: Corso Casale, 134, Torino, Piemonte
Telefono: 348/3716636
Sito Web: www.deamicisartbistrot.com
Dettagli del ristorante:
- Tipologia: tradizionale
- Voto: 6.5
- Prezzo: antipasti 9/13€, primi 12/14€, secondi 16/19€, dolci 6/7€
- Chiuso: Lunedì e Martedì
- Tavoli all’aperto: sì
- Orario di apertura:
Offerte: Situato su Corso Casale, poco fuori dal centro, questo ristorante offre una cucina che tenta di miscelare piatti della tradizione piemontese a quelli della cucina romana, con la presenza anche di alcuni spunti creativi, per un risultato complessivo tutto sommato valido, ma migliorabile. Il menù, non troppo ampio, parte da una selezione di antipasti tra i quali spiccano i maritozzi salati, per poi proseguire con primi, secondi e dolci, offrendo pure alcuni fuori carta che vengono realizzati in base alla disponibilità stagionale degli ingredienti. Per la nostra cena siamo partiti con un grande classico della piemontesità, ovvero il vitello tonnato con salsa all’antica e asparagi al forno, che ci ha piacevolmente colpito per l’equilibrio e la ricchezza della salsa, preparata come tradizione vuole senza la maionese e la carne tagliata non troppo sottile. Tra i primi abbiamo scelto il risotto Carnaroli di Nori all’ortica, fave, crema di pecorino e nocciole, che si è rivelato un piatto estremamente accattivante per la presentazione dai colori brillanti e per i sapori erbacei, dolci e sapidi molto ben bilanciati, ma che purtroppo aveva il cereale troppo cotto. Perfettibile la vignarola, una pietanza tipica romana cucinata con ortaggi primaverili quali piselli, fave e carciofi, che in questo caso è stata rivisitata trasformandosi in una zuppa, a nostro avviso poco saporita e monocorde forse per la mancanza di una spinta sapida. Come secondi abbiamo assaggiato la gustosa guancia di vitello brasata con patate al forno e chips di topinambur e il filetto di ricciola con crema di patate al lime ed agretti, che, nonostante la perfetta esecuzione dei contorni, aveva le carni del pesce leggermente troppo asciutte, molto probabilmente per l’eccessivo tempo di cottura. Chiusura dolce con un maritozzo classico ripieno di panna per nulla stucchevole e dall’impasto morbido, seguito da un caffè lievemente sovraestratto.
Recensioni:
- Ambiente: Il locale rimane nascosto alla vista e vi si accede dal portone di un palazzo che, di primo acchito, ricorda vagamente un circolo culturale e che strizza l’occhio ai bistrot francesi, accogliendo gli ospiti in un open space da cui è stato ricavato un piccolo angolo dedicato alle chiacchiere, arredato con poltrone in legno e velluto stile Luigi XVI, accanto ad una vecchia credenza e alle cantinette del vino. La sala, le cui pareti sono abbellite da opere monografiche non permanenti di artisti emergenti, ospita i tavoli di marmo bianco, con una mise en place moderna senza tovaglia ed è virtualmente separata dalla zona del bancone bar da un tendaggio sospeso, color rosso scuro che ricorda il sipario di un teatro. Luci gradevolmente soffuse e musica jazz in sottofondo.
- Servizio: Cordiale e informale.
- Cantina: Carta dei vini ampia, organizzata per tipologia, annata, gradazione alcoolica, ma non per provenienza, se non per qualche proposta europea ed Oltre Oceano; particolare attenzione a bollicine e Champagne presenti con un buon numero di etichette. Ricarichi nella norma.
- Olio: Insieme al pane viene portata al tavolo una bottiglia a norma di olio EVO laziale blend di Itrana e Caninese.
- Glutine:
Consigliato:
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