HummusTown è innanzitutto un’organizzazione no-profit nata nel 2018 con l’intento di dare aiuto ai rifugiati siriani in cerca di asilo in Italia. La cooperativa solidale opera attraverso la ristorazione con un servizio di catering e di delivery che si è fatto conoscere soprattutto durante il lockdown, quando dal laboratorio, situato in zona Furio Camillo, uscivano piatti della tradizione mediorientale. Dal mese di giugno di quest’anno è possibile provare, sia a pranzo che a cena, le loro specialità anche nel piccolo bistrot ubicato a due passi dalla sede della FAO. Il menù è accessibile tramite QR Code e prevede, ovviamente, l’hummus, la specialità tipica più nota che dà il nome anche all’organizzazione, accanto a una serie di piatti tradizionali della Siria e non solo. Per la nostra pausa pranzo abbiamo assaggiato l’hummus classico, qui servito in un piattino con (molto) olio sopra e fettine di cetriolo e pomodoro, da spalmare sul pane arabo. Gustosa anche l’insalata siriana a base di lattuga, menta secca, limone, pomodori, cetrioli e salsa di melograno, arrivata in tavola insieme ai buoni falafel (polpettine di ceci con spezie, aglio e cipolla) e alla “pizza” siriana con zaatar (un mix di spezie), che forse sarebbe il caso di chiamare piadina, visto che assomiglia più a questa che a una pizza vera e propria. Da bere ci sono i vini dell’azienda grossetana La Chimera d’Albegna, che devolve il 10% dell’utile netto a Hummustown, e poco altro.
Cortese e informale.
Il locale è molto spartano e ricorda più un bar che un bistrot vero e proprio. Il bancone è posto sulla sinistra entrando, mentre sull’altro lato ci sono i tavolini apparecchiati con tovaglie di carta e di plastica trasparente sopra.
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