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5 Febbraio 2018

Amazon, no grazie…

Venerdì abbiamo effettuato la nostra ultima spedizione di libri ai magazzini di Amazon. Un fine settimana di riflessioni, in parte già fatte nei mesi scorsi, per maturare la scelta di non essere più presenti nell’offerta del gigante dell’ecommerce.

Le motivazioni sono molteplici e solo in parte legate alle notizie sulle condizioni dei lavoratori che di tanto in tanto trapelano. Un anno fa siamo stati noi a cercare Amazon e a sottoscrivere il programma Advantage, attirati non tanto dalle possibilità di vendita, ma dalla volontà di fornire un servizio ai lettori che senza ipocrisia dobbiamo ammettere essere eccellente: user experience fantastica, possibilità di fare l’ordine in poche decine di secondi e merce consegnata il giorno dopo con il servizio Prime, senza pagare costi di spedizione. I riscontri in termini di vendite sono stati via via crescenti nel corso dei mesi e i pagamenti da parte del colosso americano puntuali.

Allora perché questa decisione? I motivi sono essenzialmente due. Il primo è di natura sociale, se vogliamo etica: per una grande azienda che garantisce molti posti di lavoro precari, ci sono tante piccole realtà – ci riferiamo alle piccole e medie librerie – che vanno in sofferenza e spesso chiudono, con posti di lavoro stabili bruciati e progressivo inaridimento dei quartieri che prima queste animavano. La dinamica è la stessa dei grandi centri commerciali che hanno strangolato il commercio al dettaglio, con l’aggravante, in questo caso, di un cambiamento più profondo dei modelli di consumo, con il cittadino indotto a un acquisto a distanza, sovente influenzato da campagne di persuasione da Grande Fratello (es.: annunci che appaiono nei social e nei motori di ricerca in base ai nostri gusti).

L’altro motivo è meno aulico e ha a che vedere con i margini sulle vendite. Nel nostro caso Amazon si trattiene il 51% del prezzo di copertina, una percentuale alta e che ha un enorme valore simbolico: la fetta più grande della torta va a chi distribuisce i contenuti e non a chi li produce. Inoltre le modalità di consegna della merce sono pazzesche: per assicurare un servizio così preciso ai propri clienti, Amazon pretende dai fornitori un maniacale rispetto delle finestre di consegna, consegna che deve avvenire solamente con i corrieri da loro indicati. Gli ordini sono quasi sempre di piccolissime quantità, almeno nel caso di un editore piccolo come noi, e questo fa sì che i costi di spedizione impattino in modo importante sui margini. Più volte ci è capitato di spedire libri con un prezzo di copertina di 9,90 euro in copia singola. 5,05 euro sono di Amazon, 0,40 euro di IVA assolta da noi, 4,60 euro di costo di spedizione: già così siamo in perdita di 15 centesimi, a cui va aggiunto il costo di stampa, quello di imballaggio, il costo di produzione dei contenuti e quello del tempo dedicato a tutte queste attività.

Morale della favola, un’operazione in perdita! Certo, un grande editore che è in grado di strappare ordini minimi significativi e probabilmente condizioni economiche più vantaggiose, può avere un tornaconto a vendere su Amazon, ma questo evidenzia un altro problema: oltre a mettere in crisi le librerie di quartiere, il modello Amazon mina a nostro avviso alla fonte l’esistenza della piccola e media editoria indipendente.

Ora, e qui ci rivolgiamo ai nostri lettori, sapete perché non potrete più comprare i nostri libri su Amazon e riceverli il giorno dopo a casa con un 15% di sconto. Ci auguriamo che facciate lo sforzo di andare in libreria o comprarli sul nostro sito www.lapecoranera.net/catalogo/ a prezzo pieno: le spese di spedizione le offriamo noi, la pazienza nell’attendere qualche giorno in più per riceverli tramite il servizio “piego di libri” di Poste Italiane dovete metterla voi.

Simone Cargiani e Fernanda D’Arienzo

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